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L'olio di Tivoli nell'antica Roma

Tivoli era in antichità una rinomata terra di produzione agricola, ma soprattutto di olio di oliva



25 agosto 2016 - Villa Adriana di Tivoli

Che Tivoli fosse già in antichità una rinomata terra di produzione agricola non v’è ombra di dubbio. Sono infatti numerose le testimonianze lasciate ai posteri da esperti scrittori culinari del tempo. D’altronde della fertilità della zona ne abbiamo conferma ancor oggi dall'eccezionale presenza di ulivi secolari tutt'ora in piena produzione.
Plino, Columella ed Apicio raccontano nelle loro testimonianze della superiore qualità dell’ “Oleum Tiburtinum” nonché del vino, anch’esso un prodotto della zona molto famoso in epoca romana.
Non è da escludere che la fertilità del terreno e l’abbondanza delle produzioni agricole contribuirono a convincere l’imperatore Adriano a costruire proprio qui la sua dimora “extra moenia”.
I molteplici usi che se ne facevano dell'olio nell'epoca della Roma imperiale lo rendevano prezioso ed indispensabile alla vita quotidiana.
Questo rese l'oro liquido (com'era anche chiamato l'olio di oliva dai Romani), un'importante moneta di scambio spesso preferita al denaro ed un formidabile mezzo per giungere al potere.
Adriano che come Traiano era nato ad Italiaca, un'antica città a sud della Spagna (vicina a Siviglia) apparteneva al clan dell’olio dell'Hispania Baetica (l’Andalusia odierna).
Tuttavia l’Olio Andaluso come la maggior parte dell’olio che proveniva dalle province fuori dal contesto italiano, veniva considerato lampante dai Romani, cioé non utilizzabile per scopi alimentari
All’epoca infatti non era possibile una conservazione ottimale degli alimenti ed il loro trasporto anche di pochi chilometri, con le strade ed i mezzi di allora, rovinavano inevitabilmente le merci che giungevano a destinazioni con traumi, fermentazioni ed ossidazioni importanti; influendo sulla qualità dei prodotti agricoli.
Quindi la vicinanza nelle zone di produzione di qualità era strategica per chi per ragioni politiche come Adriano, aveva necessità di affermare la sua potenza con fastosi banchetti per i numerosi ospiti che frequentavano la sua dimora. Non dimentichiamoci che l’olio era un ingrediente fondamentale anche per la cura del corpo, e nella sua villa Adriano aveva ben due terme che servivano allo scopo. La residenza dell'imperatore fu edificata in mezzo ad un grande uliveto vicino ad un'altra zona, ricca di viti dell'uva Pergolese di Tivoli, che é stata ritrovata anche tra i reperti archeologici della villa di Adriano.
La fertilità delle terre di Tivoli per l'ulivo é anche testimoniata dalla presenza dell'abnorme ulivo "Albero Bello" di villa Adriana. Con la sua circonferenza di circa 6 metri, un'altezza di 16 metri e la sua rigogliosissima

L'albero bello di Villa Adriana



chioma, l'albero testimonia l'eccezionale fertilità del suolo tiburtino che sebbene abbia "solo" 580 anni, età  riportata dalla regione Lazio in seguito alla datazione al carbonio 14 , ha le stesse dimensioni di ulivi più vecchi di lui di 2000 anni.
Lungo il pendio della collina di Tivoli, dove per l'appunto ai piedi c'é l'ulivo di cui sopra, si dirama un folto uliveto che avvolge tutto intorno la collina tiburtina. Di questi numerosi ulivi narra una leggenda su CAIO MARCIO CORIOLANO il quale a seguito del pentimento di essersi unito ai Volsci per conquistare Roma che lo aveva cacciato (Eutropio, Breviarium ab Urbe condita, I,15), conficcò in segno di pace la spada nel terreno dello spoglio colle tiburtino, gesto  imitato anche dai suoi uomini. La leggenda vuole che da queste numerose spade nacquero altrettanti numerosi ulivi, il più grande tra questi era proprio quello del "Coriolano"
A circa 2 km dal centro della città di Tivoli, attraversando quella che é chiamata la via di Pomata, di alberi d'ulivo centenari se ne trovano più d'uno. Tra questi spiccava nelle vicinanze di un fontanile vicino alla "Villa di Cassio" un'altro ulivo centenario di 8 metri di diametro di un'età stimata di 2200 anni, chiamato anch'esso dai tiburtini "Albero Bello" o anche "Albero della Spada", poiché durante la cura di un tumore dell'albero , vi fu ritrovata dal proprietario in un grosso tronco cavo un'antica e misteriosa spada di origine pre-mediovale. Che fosse la spada della leggenda su "Coriolano"?  Purtroppo questo importante albero é andato distrutto alcuni anni fa da un incendio doloso.
La diffusa presenza di queste piante centenarie di ulivo, che qui crescono rigogliose continuando a dare deliziosi frutti, fanno ben capire la vocazione del terreno per questo tipo di coltivazione e di conseguenza l'alta qualità del prodotto ricavato.

(di Mauro Gaudino © - copyright 2016)

 
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